Sembra incredibile, era davvero tanto, ma tanto tempo che avevo in mente di scrivere questo primo articolo del mio blog “professione-audioprotesista“.
Un blog dedicato al “giovane audioprotesista” che cerca di imparare in fretta, che cerca di capire come fare il proprio lavoro nel migliore dei modi. Insomma che cerca proprio come me di diventare un audioprotesista di successo.
Iniziare da zero e creare un blog è di per se una cosa non semplicissima: dare contenuti utili e interessanti, avere il tempo per scriverli, gestire le controversie che possono scaturire dalle tue idee e non ultimo per importanza… rispondere alle domande che vengono poste.
E’ un progetto impegnativo!
Sento però che qualcuno deve farlo, per alcuni anni quasi ho sperato che qualche mio collega audioprotesista lo facesse per poterlo pigramente seguire senza dovermi esporre in prima persona, ma niente…
Anzi, in realtà di colleghi che si dilettano nel scrivere articoli nei blog ce ne sono ed alcuni sono davvero molto interessanti (guarda qui). C’è un unico problema: sono tutti blog dedicati a persone con problemi di udito o loro familiari.
Per l’audioprotesista non c’è nulla
Ogni volta che mi mettevo davanti al mio macbook per iniziare a scrivere succedeva un qualcosa che mi distoglieva dall’obbiettivo che mi ero prefissato. Se solo non ci fossero tutte queste distrazioni che riempiono tutto il tempo che “avanza” dal lavoro e dalla famiglia.
Mi sono convinto che scrivere articoli di un blog sarebbe stato possibile come fare qualsiasi cosa uno voglia, bastava eliminare, o ridurre drasticamente, determinate distrazioni. Beh, probabilmente lo sai meglio di me, quando ad esempio decidi di lavorare al computer riponi ad almeno un paio di metri il cellulare… apri il portatile, ma non resisti e non puoi fare a meno di leggere le ultime mail… nel frattempo whatsapp web ti notifica una miriade di messaggi (il 90% dei quali totalmente inutili) e non parliamo nemmeno dei social e del tempo che rubano alla nostra vita ed ai nostri progetti.
Che errore madornale!
Il gruppo whatsapp della scuola di tua figlia, il gruppo dei tuoi colleghi, quello dei parenti, della palestra e chi più ne ha più ne metta. E ancora, facebook, instagram, twitter, snapchat, chat, linkedin e chissà quante altre! Quante distrazioni abbiamo? Quanto è effettivamente il tempo che rubiamo alle cose che davvero contano? Potremmo dedicarne di più ai nostri affetti? Quanto potremmo essere più produttivi sul lavoro senza queste distrazioni?
Le distrazioni dalle cose importanti possono essere davvero molte, nell’epoca in cui viviamo è fin troppo semplice sparare sugli smartphone, ma credo che ogni tempo abbia avuto le sue distrazioni.
Le distrazioni sono la causa per cui ho aspettato così tanto per metter mano al blog ed è proprio questo l’argomento del primo articolo . Cercherò, assieme a te, almeno di capire quali sono, come riducono le nostre performance professionali e come gestirle al meglio.
Prima di scendere meglio nei dettagli di quali sono le distrazioni che solitamente limitano chi fa il nostro mestiere, voglio che tu mi conosca un po’ meglio.
Penso che il modo migliore sia spiegarti che tipo di audioprotesista sono e qual è stata la mia vita professionale fino ad oggi
Tranquillo, non ti voglio annoiare con infiniti preamboli, cerco però di porre le basi per un rapporto duraturo.
Nella mia vita ho svolto davvero molte attività, gran parte di esse lontanissime tra loro e da quella che svolgo oggi, ma questo avrò modo di raccontarlo in un’altra occasione.
La cosa che mi interessa raccontarti oggi è che lavoro nel mondo degli apparecchi acustici da ventitré anni e qualche giorno (se vogliamo essere precisi).
Dopo due decenni sul “campo” sono stato chiamato a gestire e migliorare un folto gruppo di colleghi che per fortuna fanno l’audioprotesista con amore e dedizione. Sfida impegnativa, certo, ma che ho accettato con la grinta e la determinazione di sempre, senza distrazioni…o quasi.
Sono stato chiamato a ricoprire questo ruolo per diversi motivi:
- uno sicuramente riguarda i prolungati successi professionali ottenuti
- un altro credo sia la mia più o meno innata capacità di adattamento alle situazioni
- poi probabilmente qualcos’altro ci sarà stato pure…ma sinceramente non l’ho mai analizzato a fondo
Fatto sta che ho accettato questo compito anche perché ho visto cambiare la professionedell’audioprotesista.
L’ho vista diventare ciò che è oggi e questo mi costringe a innumerevoli confronti.
Non posso fare a meno di fare continui paragoni su com’era allora e su com’è adesso. Di certo sono molti gli aspetti che hanno contribuito ad innovare questa particolare professione, la professionalizzazione di questo particolare mestiere, l’avvento di tecnologie digitali e l’informatica in primis.
Trovo corretto guardare almeno un paio di decenni indietro e dire anche che questo mondo probabilmente non si sarebbe sviluppato così tanto se non ci fossero stati i “venditori di apparecchi acustici”. Gente sveglia e dalla abile parlantina che scovava i possibili acquirenti ed a volte li, letteralmente, convinceva ad acquistare.
I venditori vecchio stampo di certo non avevano a disposizione le tecnologie di oggi, come è anche vero che i neolaureati in audioprotesi, seppur molto preparati tecnicamente, difficilmente hanno oggi le “capacità commerciali ed organizzative” dei loro pari “old school”.
Ma in tutto questo le DISTRAZIONI cosa centrano?
Le distrazioni centrano eccome, centrano perché c’erano allora, come ci sono oggi, anche se diverse in realtà, ma ci sono sempre state. A questo punto mi chiederai:
“sono davvero tutte negative le distrazioni?”
Non è questo il punto. Non è l’argomento che voglio trattare oggi, anche se la mia risposta sarebbe : “ si, sul lavoro sono negative e no, le distrazioni rendono il lavoro più divertente”.
Ed il mio modo di pensare è sempre stato di un certo tipo tanto che spesso dico: “se il tuo lavoro non ti diverte, cambialo”. Chi mi conosce di persona questo lo sa bene.
Chi mi conosce bene sa anche della mia convinzione; quando si lavora le distrazioni ti fanno lavorare male, di più ed in modo meno produttivo. Esigo che i miei collaboratori siano sempre “sul pezzo” perché c’è tempo per le distrazioni e tempo per l’efficenza.
Come fare allora per glissare le sirene che incontrò Ulisse, nella narrazione di Omero nell’Odissea? Bel problema!
Il consiglio che ti posso dare è innanzitutto capire quali sono le cose che davvero ti distraggono sul lavoro.
La strategia migliore è sicuramente quella di scriverle ed inserirle in una sorta di classifica. Più ti rubano del tempo più sono mortali per la tua professione.
Facciamo un esempio per rendere il mio concetto più semplice.
Io ad esempio metterei al primo posto tra le distrazioni le chat di whatsapp. Anche se in effetti un 50% di esse sono in qualche modo legate al lavoro noto sempre di più quante energie possano assorbire. Quelle stesse energie le potresti usare per migliorare qualità e produttività sul lavoro.
Al secondo posto inserirei Facebook e tutti gli altri social. Pur non essendo un accanito frequentatore dei social una capatina ogni qualche ora la faccio di certo… Un “like” qua, un commentino là, un paio di messaggi di auguri a persone di cui ti ricordi appena ed il gioco è fatto… La distrazione è sempre in agguato.
Non voglio assolutamente toccare le distrazioni legate ai problemi di cuore e/o problemi ancora più seri ed importanti. Già così ne abbiamo abbastanza.
Sul podio inserirei anche il semplice e puro “cazzeggio involontario”.
Questo, seppur solo in terza posizione è quello più pericoloso poiché imprevedibile e facilmente giustificabile.
Questa situazione emerge solitamente quando l’audioprotesista non ha un’agenda fitta come ci si aspetterebbe, o peggio, quando un appuntamento salta per un qualsiasi motivo, magari quando il paziente non si presenta. A questo punto si rompe il ritmo di lavoro. Giustamente ci si rilassa e raramente ci si mette a fare una delle centinaia di cose che sono lì, in attesa di essere portate a termine…. La tentazione di non fare una beata mazza è troppo forte!
Quando in certe discussioni cerco di far emergere questi concetti a volte vengo “stracapito”. Sembro un misto tra lo stakanovista di turno e l’imprenditore senza scrupoli che sfrutta i suoi collaboratori spremendoli fino all’ultimo minuto di lavoro.
Ma la mia indole in realtà non è questa e per dimostrartelo voglio svelarti i segreti per trovare ritagli di tempo in cui potrai non fare una beata mazza sul lavoro. Ti assicuro che questo è possibile!
La mia nonna spesso diceva che chi dorme non piglia pesci, un detto che rende molto l’idea.
Se sei un dormiglione e pensi che qualche minuto in più a letto non possa che far bene, sbagli di grosso. Fare le cose di fretta al mattino solo per aver concesso un piccolo spicchio di sonno all’audioprotesista pigro potrebbe rovinarti la giornata.
Rischi di arrivare tardi al lavoro e, se per caso arrivi in tempo, non sei lucido e pronto ad affrontare la giornata. Nemmeno entrato in studio e tutto diventa frenetico…Insomma, inizi mentalmente tardi, entri psicologicamente meno pronto sul posto di lavoro e magari non ti fai amare dai tuoi colleghi puntuali.
Il consiglio è quindi di iniziare prima possibile al mattino per avere la possibilità di ritagliarti lo spazio “cazzeggio” a metà o fine mattinata.
Un’altro modo per lavorare in modo talmente efficace e riuscire a garantire sia i risultati all’azienda per cui lavori sia dei momenti di pace interiore per te è sicuramente la programmazione.
Programmare il tuo lavoro almeno di settimana in settimana, fallo in modo scrupoloso.
Prenditi i giusti tempi per ogni paziente che devi vedere ed ogni giorno mettiti in agenda una piccola pausa. Salvo imprevisti ed emergenze potrai usarla per un caffè al bar o una puntatina sui social network.
Quando organizzi la tua agenda però stai bene attento a non esagerare in questi tempi morti. Potrebbe sempre accadere che qualche tuo appuntamento non si presenti per qualche inconveniente. Oppure il suo controllo potrebbe durare meno del previsto.
Se dovesse accadere che ti metti a fare?
Raddoppiare i tempi di relax non è assolutamente consigliabile, meglio sicuramente avere sempre un’agenda di riserva.
Questa dovrebbe essere piena zeppa di cose importanti, ma non vitali per il tuo lavoro. Cose che dovresti fare ma con un’urgenza relativa. Quando si creano dei tempi morti è il momento di aprirla e smaltire un pochino di quel lavoro arretrato.
Facile a dirsi e difficile a farsi, lo so! Il sistema che ti aiuterà a farlo sarà di mettere “off line” il tuo smartphone almeno in questo momento (anche se a dire il vero il tuo cellulare non dovrebbe stessa stanza in cui tu lavori).
Come vedi se vuoi il tempo per le distrazioni lo si trova, basta programmarle! Semplice no?
Dott. Luigi Gallone
Responsabile Audioprotesisti Pontoni – Udito & Tecnologia
1 Comment on “Come ho saputo gestire le distrazioni nel mio lavoro di audioprotesista”